S’inaugura venerdì 6 ottobre la mostra antologica di Ferdinando Chevrier
Venerdì 6 ottobre alle ore 17 nei locali di Fondazione Livorno (piazza Grande 23) sarà inaugurata la mostra Ferdinando Chevrier – Il movimento e la tensione a cura di Elena Pontiggia
Interverranno
Luciano Barsotti, Presidente Fondazione Livorno – Arte e Cultura
Francesco Belais, Assessore alla Cultura del Comune di Livorno
Elena Pontiggia, Curatrice della mostra
Promossa e organizzata da Fondazione Livorno – Arte e Cultura, l’ente strumentale costituito da Fondazione Livorno per la promozione di iniziative artistiche e culturali e per la valorizzazione della collezione d’arte, la mostra comprende oltre 100 opere ed è la prima grande antologica postuma dell’artista livornese, a dodici anni dalla scomparsa.
Il percorso espositivo ripercorre tutta la sua ricerca: inizia dalle opere giovanili figurative e neocubiste; prosegue poi con le opere astratte dei primi anni cinquanta, quando Chevrier aderisce al M.A.C., il “Movimento Arte Concreta” che nasce a Milano nel 1948, fondato da Soldati, Munari, Monnet e Dorfles.
La mostra documenta inoltre il periodo informale, ispirato al mondo organico e cellulare (“E’ necessario ancorare l’arte all’unica realtà che non ammette mistificazione, cioè la dimensione biologica” diceva l’artista) e giunge fino agli ultimi decenni, quando Chevrier crea una volumetria rotante che sembra voler uscire dal quadro andando verso l’infinito. Il movimento delle forme è la caratteristica dominante di tutto il suo lavoro.
La mostra resterà aperta fino al 4 marzo 2018 e presenterà tutte le principali opere dell’artista, come Capocoda verticale del 1949, Composizione del 1951, Pittura n° 7 del 1951 e Contrasto apparente del 1977.
Nell’occasione è stato pubblicato un catalogo, secondo volume della Collana editoriale Livorno Arte e Cultura, con testi di Elena Pontiggia, vasti apparati critici e la riproduzione delle opere esposte.
Ferdinando Chevrier
Ferdinando Chevrier (Livorno 1920-2005) esordisce nel 1947, ma si appassiona alla pittura già a tredici anni, quando nel 1933 vede una mostra futurista alla Bottega d’Arte di Livorno. Apprende i primi rudimenti della pittura da un pittore postmacchiaiolo, Renuccio Renucci (Livorno 1880-1947), che conosce nel 1936. Dopo le prime prove figurative si dedica all’astrattismo geometrico. Nel 1950 aderisce al M.A.C ed espone in una personale nel 1951 a Milano, oltre che nelle collettive del gruppo. Sempre nel 1951, dopo aver conosciuto Dorazio e Perilli, partecipa alla mostra “Arte astratta e concreta”, organizzata dall’Age d’Or e dall’Art Club. Stringe inoltre amicizia a Firenze con Berti, Brunetti, Monnini, Nativi e Nuti, esponenti dell’Astrattismo Classico, e nel 1952 espone nella Galleria Numero di Fiamma Vigo. Intorno al 1956 si avvicina all’informale, ma a partire dagli anni Settanta torna a una geometria dai forti caratteri dinamici. Nel 1974 si trasferisce a Milano, dove vivrà per trent’anni. Scompare nel 2005 a Livorno.