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“Not as representation”: le opere di Margherita Moscardini nel progetto COORDINATE

Prosegue il programma biennale a cura di Carico Massimo 

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Livorno, 4 novembre 2024Not as representation è il progetto espositivo di Margherita Moscardini collocato all’interno di Coordinate, il programma biennale a cura dell’associazione culturale Carico Massimo, inaugurato a luglio 2023, che a partire dal 16 novembre prevede interventi artistici che dal nuovo polo culturale dei Magazzini Generali si apre verso la città e, dalla città, al mondo. Il progetto Coordinate è realizzato da Juan Pablo Macías e Alessandra Poggianti con il sostegno di Comune di Livorno, Regione Toscana, Giovani sì e Fondazione Livorno attraverso il bando Interventi per l’arte e la cultura. 

La mostra di Margherita Moscardini riunisce per la prima volta le opere tratte dai principali progetti che l’artista ha sviluppato negli ultimi anni, legati al suo interesse verso la realizzazione di sculture intese sia come oggetti che come spazi praticabili che legalmente prendano le distanze dalla sovranità del suolo che occupano.

Il nucleo di opere comprende Asylia (2015), una serie di quattro sculture progettate per uno spazio pubblico di Milano. L’opera, un parallelepipedo di cemento nero immaginato per essere qualificato come uno spazio extra-territoriale, è stata illustrata attraverso delle sculture che sono state esposte al Palazzo Reale di Milano nell’ambito della mostra 30 progetti per ArtLine (2015-2016).
The Fountains of Za’atari (2017 – in corso), una serie di sculture di argilla che riproducono alcuni dei 61 cortili con fontana costruiti dai residenti del campo per rifugiati di Za’atari in Giordania, all’interno delle loro dimore temporanee. Riconosciuti come monumenti, sono posti dall’artista all’attenzione di istituzioni e amministrazioni di città europee per essere riprodotti come sculture pubbliche che possano essere qualificate come oggetti e spazi res communes omnium (cose comuni a tutti) che il diritto internazionale, a partire dalla Convenzione di Montego Bay del 1982, riconosce come risorse comuni dell’umanità che non possono essere soggette alla sovranità di alcuno stato. In occasione della mostra, il lavoro sarà implementato attraverso la creazione di ulteriori sculture che si aggiungono all’inventario, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Firenze e le studentesse del corso della professoressa Veronica Montanino e Marco Raffaele: Mariapaola Diversi, Viola Evangelisti, Beatrice Giovannini. Bethel Chapel’s Annex (2023), una scultura che nella forma di un tappeto di 500mq è presentata come il primo annesso mobile della Cappella di Bethel all’Aia, nei Paesi Bassi, dove una messa non-stop durata 2365 ore consecutive coinvolgendo oltre 12000 persone, ha protetto da un mandato esecutivo di espulsione dal Paese, i cinque membri di una famiglia di origini armene. Realizzato in collaborazione con i ministri della Chiesa Protestante dell’Aia Derk Stegeman e Theo Hettema, la scultura viene presentata come un supporto da aprire ovunque e in ogni momento una messa non-stop si renderà necessaria

Margherita Moscardini (1981, Italia) genera sculture intese sia come oggetti che come spazi praticabili che prendono le distanze dalla sovranità del suolo che occupano. Da qualche anno la sua pratica prova ad essere uno strumento per immaginare forme di abitare e di cittadinanza finalmente svincolate dall’appartenenza territoriale e dal legame di sangue. Tra i suoi lavori: Istanbul City Hills_On the Natural History of Dispersion and States of Aggregation (2013-2014), un’opera in cui la recente trasformazione urbana di Istanbul è raccontata attraverso il sistema di smaltimento dei rifiuti di vetro; 1XUNKNOWN, to Fortress Europe with Love (2012-2018), una serie di 21 video brevi che mostrano i resti della linea difensiva Atlantic Wall: 15.000 bunker costruiti dal Terzo Reich lungo la costa atlantica europea tra i Pirenei e la Norvegia con lo scopo di difendere la “Fortezza Europa”; The Fountains of Za’atari (2016 – ongoing), il cui proposito principale è di riprodurre in Europa i cortili con fontana costruiti all’interno del campo per rifugiati di Za’atari (Giordania) nella forma di sculture pubbliche riconosciute dal diritto come beni comuni che non possono essere soggetti alla sovranità di alcuno stato. 

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