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Intelligenza artificiale: opportunità e rischi

Intervista alla dottoressa Francesca Campolongo

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Livorno, 29 maggio 2025 – Grande partecipazione e interesse, nella sala Cappiello di Fondazione Livorno, ha riscosso la dottoressa Francesca Campolongo con una conferenza sul tema “La trasformazione digitale in Europa: sfide attuali, opportunità future e il ruolo della regolamentazione” organizzata dal circolo Il Centro e Fidapa Livorno e introdotta dalla Vicepresidente di Fondazione Giovanna Colombini, dal presidente del Circolo Il Centro Fabio Del Nista e dalla vicepresidente di Fidapa Livorno Angela Simini.

Nel settembre 2023 Francesca Campolongo è stata nominata Direttrice per la Trasformazione Digitale e i Dati presso il Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea. In questo Centro lavora dal 1998 e precedentemente ha ricoperto il ruolo di Vice Direttrice per l’Economia Equa e Sostenibile, guidando, per oltre un decennio, l’unità dedicata alla Resilienza Economica e Finanziaria.

Bella, intelligente, preparatissima e livornese, è figlia della professoressa di matematica Grazia Pelleschi e del musicista Edoardo Campolongo, oltre che sorella di Claudia, anche lei musicista, formata al conservatorio come il papà e attrice.

Francesca ha frequentato il Liceo scientifico Enriques e si è laureata in matematica all’università di Pisa. La Baracchina Bianca e quella Rossa, il mare e i bagni Pancaldi, le corse dei cavalli, le partite di pallacanestro, le risate e gli scherzi sono i ricordi della sua gioventù.

Ricordi… tanti ricordi che si è portata dietro in Australia, quando, a 23 anni, ha vinto una borsa di studio per frequentare la Griffith University. Poi, con il dottorato in modellizzazione e analisi di sensitività acquisito a Brisbane, è approdata al Centro di Ricerca dell’Unione Europea dove ora ricopre un ruolo di alta dirigenza.

Il JRC ha base a Ispra, sul Lago Maggiore, e sedi in Spagna, Germania e Olanda.

Lei, sposata con un analista romano e due figlie, Giulia e Sofia, abita a Varese …ma non ha mai tradito l’appartenenza piellina e si rifiuta di tifare per la squadra locale di pallacanestro: la DiVarese, come si chiamava negli anni ’80 quando era sponsorizzata dall’omonima azienda calzaturiera.

Visto l’interesse suscitato dalla sua conferenza, abbiamo cercato di approfondire l’argomento con questa intervista:

L’incarico assunto nel 2023 le conferisce la responsabilità di fornire alla Commissione Europea conoscenze scientifiche sulle tecnologie digitali, come l’Intelligenza artificiale e la cybersicurezza.

Inoltre supervisiona la governance digitale del Centro Comune di Ricerca. Cosa significa? Possiamo rendere comprensibile a tutti il significato di questo incarico?

Qual è il ruolo della Commissione europea nella promozione della trasformazione digitale e come lavora con gli Stati membri per sviluppare politiche digitali?

Partiamo dal nostro ruolo come Direttorato per la Trasformazione Digitale e i Dati al Centro Comune di Ricerca (CCR). Innanzitutto, questo Direttorato è stato creato in tempi relativamente recenti – all’incirca due anni fa – per rispondere alle necessità di fornire supporto tecnico e scientifico alle politiche digitali in maniera agile e mirata.

Facciamo ricerca sulla gestione dei dati, sulla sicurezza informatica, sulle tecnologie emergenti. Un aspetto fondamentale è anche valutare l’impatto delle tecnologie sulla società e sull’economia. Questo, per esempio, include studiare come l’Europa si posiziona nel contesto concorrenziale globale nell’adozione delle tecnologie, lo sviluppo delle competenze digitali, il divario digitale e di genere, il benessere digitale. Tutti temi importanti e che toccano da vicino i cittadini. Inoltre, il nostro Direttorato ha anche una vocazione interna, supportando l’intero Centro di Ricerca con infrastrutture e servizi informatici orizzontali essenziali per i nostri ricercatori.

Veniamo invece al contesto. La Commissione Europea promuove una trasformazione digitale che sia sicura e sostenibile e che mette al centro le persone, in linea con i valori e i diritti fondamentali dell’UE. Si tratta di assicurarsi che i diritti dei cittadini siano garantiti anche online, che le grandi aziende digitali operino secondo principi etici, e che le tecnologie – come l’intelligenza artificiale – siano adottate in una maniera sicura.

Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi entro il 2030, secondo il programma Europeo del Decennio Digitale, cooperiamo intensamente con gli Stati membri, soprattutto con le Agenzie digitali europee. Queste collaborazioni sono fondamentali per capire come direzionare gli strumenti di finanziamento e capire dove intervenire.

Restando nel contesto della trasformazione digitale europea, parliamo di equilibrio tra regolamentazione e innovazione. Come può la regolamentazione favorire l’adozione dell’intelligenza artificiale senza soffocare l’innovazione, soprattutto rispetto ai modelli statunitensi e cinesi più deregolamentati?

In altre parole: possiamo fare un confronto geopolitico e normativo sull’equilibrio tra etica e competitività internazionale?

Questo è un punto chiave. In questi ultimi anni la Commissione Europea ha lavorato intensamente per politiche digitali che mettessero delle fondamenta, che fossero in linea con i nostri valori portanti, e che ci aiutassero a gestire i rischi collegati all’uso etico delle nuove tecnologie – tutto ciò, estremamente necessario in contesti di libertà e democrazia.

Con la nuova Commissione, che si è insediata qualche mese fa, stiamo promuovendo l’innovazione e rilanciando la competitività dell’Europa a livello globale, guidati dalla “bussola per la competitività”. La trasformazione digitale è un tassello essenziale per recuperare terreno rispetto a Cina e Stati Uniti. I nostri studi ci consentono di monitorare gli investimenti a livello globale e l’uso delle tecnologie digitali in tutti gli ecosistemi industriali. Inoltre, monitoriamo e analizziamo l’adozione delle tecnologie da parte delle imprese europee ma anche nel settore pubblico, con l’intento di colmare eventuali gap.

Quello che vorrei sottolineare è che questi due approcci sono complementari, e che la competitività va mano nella mano con il rispetto dei nostri valori e ciò in cui crediamo.  Questo crediamo sia un percorso vincente, e che ci aiuti nel medio-lungo termine nel colmare il divario competitivo.

Come pensa che la tecnologia digitale possa migliorare la vita quotidiana delle persone e quali sono le principali sfide che l’Unione Europea affronta in questo ambito?

Assolutamente! Sono una grande sostenitrice di questa tesi. Le tecnologie hanno portato nuove opportunità. Naturalmente purché applicate in modo sicuro, etico e responsabile.

I nostri studi hanno messo in evidenza questa grande varietà di nuove possibilità, in settori come l’educazione, il servizio pubblico, la salute. Per esempio, le tecnologie hanno rivoluzionato i tempi e i modi dell’apprendimento, ma anche l’accesso ai servizi pubblici. La nostra scuola può contare su piattaforme di apprendimento online, il cosiddetto e-learning, di percorsi di apprendimento personalizzati, grazie anche all’intelligenza artificiale, di nuovi strumenti e applicazioni che consentono di apprendere in tempi e luoghi prima inaccessibili. Dunque, direi che le tecnologie hanno democratizzato alcuni processi, portando accessibilità, fruibilità e personalizzazione.

L’Europa ha tuttavia una grande sfida davanti a sé, quella delle competenze digitali. Queste sono essenziali per costruire un’Europa competitiva, inclusiva e resiliente. I nostri studi recenti hanno messo in evidenza che solo il 55,6% della popolazione adulta dell’UE possiede competenze digitali di base, rispetto all’obiettivo dell’80% fissato dal programma politico del Decennio digitale. Dunque, sarà importante rivolgersi soprattutto ai gruppi più vulnerabili, come i lavoratori con occupazioni manuali o gli abitanti delle zone rurali. Puntare all’inclusività sarà essenziale, per far sì che la tecnologia raggiunga realmente tutti e non aumenti il divario digitale.

Intelligenza artificiale e cybersicurezza: quali sono le principali applicazioni dell’intelligenza artificiale che ci monitorano e potrebbero minare la nostra privacy, i nostri valori fondamentali e la libertà delle nostre scelte? In sostanza, come proteggerci nell’era digitale?

L’intelligenza artificiale è di fatto pervasiva, e spesso non abbiamo la consapevolezza che alcuni sistemi informatici ne fanno uso, e in che modo. Inoltre, non vi è sempre la completa consapevolezza delle tracce digitali che lasciamo, e che spesso nutrono i sistemi di IA. Nel mondo digitale, comportamenti apparentemente innocui – come registrazioni online, geolocalizzazione, foto e video, i dati delle applicazioni, ma anche una semplice ricerca su Google – possono diventare fonte di dati per gli algoritmi.

Le politiche europee in questi anni ci hanno aiutato. In primo luogo, il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che impone obblighi alle organizzazioni tutelando la privacy dei nostri dati personali, e il Digital Services Act, che ci garantisce l’accesso ai servizi digitali nel rispetto dei nostri diritti fondamentali.

Tuttavia, non è ancora sufficiente. La migliore protezione è dunque sviluppare la nostra capacità critica, le competenze del cittadino digitale. Sviluppare il pensiero critico è essenziale nell’era digitale, soprattutto per i giovani. Questo, da un lato ci aiuta ad avere la visione delle conseguenze dei nostri comportamenti online, dei dati e delle tracce digitali che lasciamo. Dall’altro, ugualmente importante, ci aiuta a decodificare ciò che riceviamo nel mondo digitale, proteggendoci dalle informazioni false e dalle insidie, come phishing o truffe.

Capitale umano e divari digitali: quali sono secondo lei le competenze digitali chiave che dovrebbero essere sviluppate a livello istituzionale per affrontare la trasformazione digitale. E come si possono colmare i gap esistenti tra paesi e pubbliche amministrazioni a livello europeo?

Le competenze digitali sono essenziali sia nella vita quotidiana che in quella lavorativa, nel pubblico come nel privato. Nell’intento di sostenere lo sviluppo delle competenze digitali nel settore pubblico, la Commissione Europea ha lanciato l’iniziativa Public Sector Tech Watch. Attraverso questo osservatorio, i nostri ricercatori sono in prima linea nel monitoraggio e l’analisi sull’adozione delle tecnologie nel settore pubblico in Europa.

Negli ultimi anni abbiamo raccolto e analizzato più di mille casi di studio sull’uso delle tecnologie nelle amministrazioni pubbliche europee, e studiato le competenze necessarie per coloro che gestiscono la diffusione delle tecnologie nelle organizzazioni pubbliche. Per esempio, i dati ci dicono che circa un terzo dei dirigenti pubblici intervistati utilizza attualmente strumenti di IA generativa e un ulteriore 44% prevede di farlo in futuro.

Vorrei però sottolineare che l’adozione delle tecnologie in ambito pubblico non è un processo spontaneo, ma richiede un intervento consapevole nel coltivare le competenze dei dipendenti pubblici: tecniche, manageriali, etiche, politiche e legali.

È interessante anche come queste iniziative siano utili per attivare scambi di esperienze, risorse, e conoscenze tra paesi diversi, spingendo dunque a mettere in pratica soluzioni nate inizialmente in altri contesti.

Torniamo a casa, consigli per il futuro. Quali sono le priorità della tecnologia digitale per migliorare la vita dei cittadini?

Ma soprattutto, quali consigli si sente di dare ai nostri giovani per affrontare questo futuro così veloce e radicale nelle sue trasformazioni, tecniche, sociali, etiche e anche climatiche?

Se guardiamo al futuro, si stanno profilando nuove opportunità grazie all’innovazione tecnologica: basti pensare ai recenti progressi della medicina con terapie mirate e personalizzate grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, ai mondi virtuali che permettono sperimentazioni, simulazioni e progressi nell’apprendimento. Gli impatti sulla vita di tutti i giorni sono molteplici.

D’altro canto, dobbiamo accettare che la trasformazione digitale porta con sé una buona dose di sfide e di soprese. Le tecnologie esistenti evolvono in maniera estremamente rapida, e altre emergono, ridefinendo il nostro modo di vivere, lavorare o interagire con esse. E quindi il punto chiave rimane la promozione della competenza digitale, affinché si possa realmente farne un uso consapevole, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche etico. Tornando ad una famosa metafora: come per guidare una vettura è necessaria la patente, altrettanto potremmo dire che per un uso consapevole ed etico delle tecnologie è necessaria la competenza digitale.

Il mio auspicio per le giovani generazioni è mantenere una mentalità aperta, e sviluppare la capacità di resilienza, intesa come capacità di adattarsi ai cambiamenti. Direi che questa è una caratteristica essenziale nel contesto della trasformazione digitale, per cogliere le opportunità offerte da questa, senza timori ma mantenendo un pensiero critico.

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