Restauro del Famedio di Montenero, iniziati i lavori
Interventi architettonici, illuminazione, cartellonistica e campagna di comunicazione
La struttura, inizialmente costituita da un portico a cinque arcate, sorse a partire dal 1794, sotto l’Abate Rodesindo Marcucci, per offrire riparo dal sole e dalla pioggia ai pellegrini che frequentavano il santuario della Madonna delle Grazie patrona della regione toscana.
Oggi il Famedio, il loggiato monumentale sul Sagrato del Santuario di Montenero dove riposano livornesi illustri fra i quali Giovanni Fattori e Mario Puccini, ha bisogno di cure e in questi giorni sono partiti i lavori. L’intervento di restauro si concluderà entro l’estate.
Ad illustrare il senso di questo intervento e le sue caratteristiche architettoniche, è intervenuto ieri in una conferenza stampa il sindaco Luca Salvetti che ha spiegato come è nato il progetto, regolato da una convenzione firmata da Comune di Livorno e il Lions Club Livorno Host con il successivo coinvolgimento di altri club di service cittadini: Lions Club Porto Mediceo, Rotary Club Livorno e Rotary Club Mascagni, insieme a Fondazione Livorno e numerosi soggetti privati.
Il Lions Club Livorno Host con il suo presidente Gianluca Zingoni, quale capofila della cordata, ha incaricato dei progetti esecutivi e della documentazione amministrativa le architette Valeria Aretusi e Alessandra Carlesi, che hanno operato nel rispetto delle prescrizioni della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno.
Oltre alla manutenzione strutturale sarà migliorata l’illuminazione e sarà predisposta una cartellonistica informativa, sia in italiano che in inglese.
Il progetto darà nuova vita al “Tempio della fama” livornese. Ne sono convinti tutti coloro che sono intervenuti ieri alla conferenza stampa, oltre al sindaco e all’assessore Simone Lenzi, il presidente Lions Host Gian Luca Zingoni, le architette Valeria Aretusi e Alessandra Carlesi, Stefano Pampaloni dell’agenzia di comunicazione Zaki, che in qualità di sponsor lancerà un progetto comunicativo per far conoscere il Famedio e soprattutto gli importanti personaggi che vi sono sepolti o ricordati.
Sono intervenuti inoltre Luciano Barsotti, Presidente della Fondazione Livorno, Paola Spinelli, Presidente del Rotary, Gianluigi De Paola, Presidente Lions Porto Mediceo, Guglielmo Cini per il Rotary Mascagni.
Durante i lavori di restauro, all’interno della pagina Facebook del Lions Club Livorno Host, saranno pubblicati post dedicati ai personaggi di cui spesso ci ricordiamo solo quando leggiamo i nomi delle vie della nostra città.
La campagna è partita il 28 luglio, data di nascita del pittore Mario Puccini e valorizzerà come meritano i nomi di chi riposa nel Famedio:
Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873), politico e scrittore, Carlo Bini (1806-1842), scrittore e patriota, Enrico Pollastrini (1817-1876), pittore, Carlo Meyer, garibaldino e politico, Paolo Emilio Demi (1798-1863), scultore, Giovanni Fattori (1825-1908), pittore e incisore, Giovanni Marradi (1852-1922), poeta e scrittore, Ernesto Rossi (1827-1896), attore teatrale, Mario Puccini (1869-1920), pittore.
Inoltre al Famedio sono ricordati con epigrafi commemorative altri personaggi: Dario Niccodemi (1874-1934), commediografo, sceneggiatore, capocomico; Gustavo Salvini (1859-1930), attore di cinema e teatro; Guelfo Civinini (1873-1954), scrittore, poeta, giornalista; Pietro Mascagni (1863-1945), compositore e direttore d’orchestra, Amedeo Modigliani (1874-1920), pittore e scultore; Giosuè Borsi (1888-1915), scrittore.
Il Famedio di Montenero è una struttura caratterizzata da un loggiato con pilastri d’ordine toscano ed archi a tutto sesto, con terrazza alla sommità. Le arcate sono schermate mediante cancellate artistiche in ghisa, realizzate dall’officina Fratelli Gambaro di Livorno.
Il Famedio si compone complessivamente di nove arcate e si estende per circa cinquanta metri.
BREVE STORIA DEL FAMEDIO
Il loggiato che oggi costituisce il Famedio di Montenero fu eretto a partire dal 1794.
Dopo l’ampliamento della costruzione, avvenuta nel 1852 con la realizzazione a cura dei padri vallombrosiani delle quattro arcate terminali, la prima delle quali di accesso al piazzale, la strada pubblica che allora attraversa la piazza del Santuario fu deviata lungo il lato esterno del loggiato. Due anni dopo, finiti i lavori finanziati dal Comune, l’ingresso al Santuario assunse l’attuale aspetto con la scalinata di accesso ed il lungo loggiato non ancora suddiviso in edicole.
Negli anni Sessanta dell’800 i padri vallombrosani cedettero ai componenti della famiglia Castelli le ultime tre arcate dell’edificio, mentre le prime cinque furono incamerate dal Comune a seguito della legge di devoluzione dei conventi soppressi del luglio 1866.
Con la morte di Francesco Domenico Guerrazzi, avvenuta il 23 settembre 1873, la quinta arcata del loggiato fu concessa al nipote dello scrittore per rispettare così la sua volontà, espressa anni prima, di essere sepolto a Montenero. L’anno successivo venne inaugurato il monumento eretto da Aristide Despotti Mospignotti, sormontata dal busto in marmo, opera di Carlo Niccoli da Carrara. La tomba nel 1888 fu poi donata al Comune dalla famiglia Guerrazzi, accogliendo il principio che le ceneri degli uomini illustri dovessero appartenere al Comune nel quale ebbero i natali.
La destinazione a Famedio del loggiato prospiciente il Santuario di Montenero si consolidò l’anno successivo con l’iniziativa presa dal Comune di tumulare, nell’arcata adiacente a quella di Guerrazzi, la salma di Pollastrini, morto a Firenze il 10 gennaio 1876, assumendo le spese per le onoranze funebri, per la sepoltura e per la collocazione delle lapidi e dell’effigie marmorea del pittore, opera di Giovanni Paganucci.
Nella stessa arcata, la quarta, il 15 settembre 1895, furono collocati i resti dello scrittore Carlo Bini, morto nel 1842. La tomba è adornata dalla replica di un busto scolpito da Temistocle Guerrazzi collocato nel 1864 sulla tomba di Bini nel cimitero di Salviano. Due anni dopo le ceneri di Carlo Meyer, morto a Roma il 3 giugno 1897, vennero riposte presso quelle di Pollastrini e poi contraddistinte da una lapide dettata nel 1903 da Giovanni Targioni Tozzetti. Sempre nella stessa arcata, il 4 settembre 1898, furono traslati i resti di Paolo Emilio Demi, morto l’8 maggio 1863 e sepolto nel cimitero di Salviano. L’ultimo livornese ad essere accolto nella quarta loggia fu Giovanni Fattori, morto a Firenze il 30 agosto 1908.
Le successive sepolture furono collocate nella seconda arcata dove, nel 1922, fu inumato Giovanni Marradi, ricordato con un busto in bronzo opera di Umberto Fioravanti, e nel 1928 furono traslati i resti di Ernesto Rossi, morto il 4 giugno 1896, ricordato in un’iscrizione dettata da Salvatore Orlando e da un busto scolpito da Pietro Magni. Nella stessa edicola, nel luglio 1966, furono collocate lapidi in onore del commediografo Dario Niccodemi e dell’attore Gustavo Salvini e nel 1975 quella in ricordo dello scrittore e giornalista Guelfo Civinini.
La prima edicola, quella che si apre sulla città, accoglie dal giugno 1951 una lapide in onore di Pietro Mascagni e dal 1988 i resti del pittore Mario Puccini ed il ricordo di Giosuè Borsi ed Amedeo Modigliani.